L'IMPORTANZA DI ESSERE SERENA
Ai centravanti moderni viene chiesto un certo spirito di sacrificio, la capacità di aiutare la squadra, oltre che di andare in rete. E tra chi giocava una trentina di anni fa c’è qualcuno che può tranquillamente essere considerato un precursore di questa categoria di calciatori: Aldo Serena.
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L’attaccante veneto nato a Montebelluna nel 1960 ha segnato, in un calcio molto più chiuso rispetto a quello di oggi, molto nella sua carriera, 166 reti in 486 presenze tra club e nazionale, ma è anche stato fondamentale per le sue squadre per l’impegno profuso in ogni fase del gioco.
Il palmares di Serena parla di quattro campionati di Serie A, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, una Coppa Intercontinentale e una Coppa UEFA, trofei vinti con tutte e tre le big storiche del calcio italiano: Inter, Juventus e Milan.
E se ci si aggiunge anche il periodo al Torino, Serena è l’unico calciatore ad aver giocato sia il derby di Milano che quello di Torino con entrambe le maglie.
Insomma, un giocatore molto particolare, che non ha mai fatto mancare il suo contributo sotto porta, soprattutto con la sua specialità, il colpo di testa.
SERENA SI FORMA TRA COMO E BARI
L’attaccante veneto cresce nel Montebelluna, che lo fa esordire in Serie D nella stagione 1977/78, terminata con 9 gol in 29 partite. Nell’estate del 1978 viene acquistato dall’Inter come centravanti di riserva e di prospettiva e nella sua prima stagione in Serie A segna un gol, quello alla Lazio, in 4 presenze.
I nerazzurri decidono quindi di prestarlo, prima al Como e poi al Bari, per fargli fare esperienza in Serie B. La stagione 1979/80 vede i lariani conquistare la promozione in A e Serena partecipa alla vittoria del campionato, con 18 partite e un gol.
Va molto meglio la stagione successiva in Puglia, con il centravanti che va in rete 12 volte in 39 match tra campionato e Coppa Italia. Nel 1981 dunque Serena torna all’Inter per il suo primo vero campionato di Serie A, chiuso con appena due reti in 21 presenze, che diventano 5 in 30 partite se si contano tutte le competizioni, compresa la Coppa Italia, vinta dai nerazzurri.
Visto il rendimento non esattamente soddisfacente, l’Inter lo spedisce di nuovo in prestito, ma verso la destinazione più improbabile: il Milan. I rossoneri sono retrocessi in B e a guidare l’attacco del Diavolo che nella stagione 1982/83 punta al ritorno nella massima serie c’è Serena, inserito nella trattativa che porta Fulvio Collovati in nerazzurro.
Tra campionato e Coppa Italia il centravanti segna 14 reti in 29 partite, aiutando il Milan a tornare immediatamente tra i grandi e a raggiungere i quarti di finale di Coppa Italia.
TORINO SECONDO CON SERENA IN ATTACCO
Al termine di questa esperienza, l’attaccante torna di nuovo a casa Inter per giocare la stagione 1983/84. Per lui arriva la prima doppia cifra in maglia nerazzurra, 11 gol in 37 presenze in tutte le competizioni, che però non bastano per convincere definitivamente il club.
E quindi, per l’ennesima volta, Serena se va in prestito, in questa occasione al Torino. Nel pazzesco campionato 1984/85, quello vinto dall’Hellas Verona, il Toro arriva secondo anche grazie a un’ottima annata del centravanti, che segna 9 gol in 35 partite.
Tornato di nuovo all’Inter, stavolta viene ceduto in via definitiva alla Juventus, come controparte nell’affare che porta in nerazzurro Marco Tardelli.
CON LA JUVE SERENA HA SEGNATO 36 GOL
Con i quasi 3 miliardi versati all’Inter, i bianconeri fanno bingo. La stagione 1985/86 è la migliore della carriera di Serena, che segna 20 gol in 35 partite in tutte le competizioni e fornisce un contributo importante allo scudetto della Juventus, al cammino in Coppa dei Campioni e alla vittoria della Coppa Intercontinentale.
L’anno successivo, con in panchina Rino Marchesi al posto di Giovanni Trapattoni, Serena è di nuovo il miglior marcatore stagionale juventino, con 16 gol in 36 match. Il biennio alla Juventus si chiude così con 36 gol in 71 partite.
SERENA PROTAGONISTA NELL'INTER DEI RECORD
Nell’estate del 1987 è il momento di un altro trasferimento, abbastanza clamoroso: il ritorno all’Inter, dove Serena ritrova il Trap. Stavolta rimane in nerazzurro quattro anni, che sono i migliori della sua carriera per rendimento. Nella stagione 1987/88 il centravanti segna 12 gol in 31 partite, ma in quella 1988/89 è il finalizzatore principe dell’Inter dei record, quella che stravince il campionato.
E buona parte del merito è proprio di Serena, che vince il titolo di capocannoniere con 22 gol in 32 partite, per un totale di 28 marcature in 42 match in tutte le competizioni.
L’anno successivo le reti sono 13 in 36 partite, compresa una delle due che fanno vincere la Supercoppa all’Inter contro la Sampdoria, mentre l’annata 1990/91 termina con 9 reti in 44 presenze e con la Coppa UEFA vinta, da favoriti per le scommesse calcio all'epoca legali solo in Inghilterra, dai nerazzurri nella finale contro la Roma.
Nel 1991 l’addio all’Inter è definitivo, dopo 224 presenze e 79 gol.
Le ultime due stagioni Serena le gioca di nuovo al Milan, raccogliendo 17 presenze senza mai segnare, ma comunque portando a casa due scudetti, tra i 19 titoli rossoneri complessivi e una supercoppa e arrivando a un totale di 44 presenze e 14 gol in rossonero, che gli fanno chiudere la carriera con 462 partite e 161 reti con la maglia dei club.
SERENA HA PARTECIPATO A DUE MONDIALI
E poi c’è la nazionale, con il debutto arrivato a fine 1984 e con la prima rete nel 1986 contro la Germania Ovest. Enzo Bearzot lo convoca per i Mondiali 1986, dove però Serena non gioca neanche un minuto.
Si rifà nell’edizione 1990, in cui è il centravanti di riserva del CT Azeglio Vicini, prima dietro Carnevale, poi Totò Schillaci. Serena segna agli ottavi di finale contro l’Uruguay, ma è non è fortunato nella semifinale contro l’Argentina, in cui subentra e sbaglia uno dei rigori azzurri.
La carriera in nazionale si chiude con i gol numero 4 e 5 nella partita contro Cipro del 1990, che gli permette di chiudere con uno score di 24 presenze e 5 gol.
Numeri non eccezionali per un centravanti che comunque ha caratterizzato il calcio italiano degli anni Ottanta, mostrando con un paio di lustri in anticipo quello che molti allenatori avrebbero cominciato a chiedere ai propri finalizzatori negli anni a venire…
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