SPALLETTI TRA DIFESA A 4 O TRE CENTRALI
La carriera da allenatore di Luciano Spalletti comincia a Empoli, nel club con cui aveva concluso quella da calciatore.
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Dopo aver preso in mano le giovanili dei toscani diventa prima tecnico ad interim alla fine della stagione 1993/94 e poi tecnico della prima squadra a tutti glie effetti nel 1995.
In quegli anni l’Empoli vive un vero e proprio miracolo sportivo, visto che sotto la guida dell’allenatore di Certaldo viene promosso due volte di seguito, prima dalla Serie C alla B e poi alla A, con una salvezza conquistata abbastanza facilmente nella stagione 1997/98.
Al Castellani Spalletti parte utilizzando moduli con la difesa a 4 (4-4-2 e 4-3-3), ma per l’annata tra i grandi si converte alla difesa a 3, utilizzando spesso il 3-5-2.
Quando nel 1998 passa alla Sampdoria decide di optare per il 3-4-3, visto l’ottimo potenziale offensivo dei liguri (Vincenzo Montella, Ariel Ortega e Francesco Palmieri). I risultati non sono però positivi e Spalletti viene esonerato e poi reintegrato, non riuscendo però a evitare la retrocessione.
Nel 1999 a puntare su di lui è il Venezia e anche in laguna il tecnico utilizza la difesa a 3. Di nuovo, i risultati non sono lusinghieri e il presidente Maurizio Zamparini lo esonera e lo richiama per poi licenziarlo di nuovo.
Non è un periodo semplice per Spalletti, come dimostrano le due esperienze successive. Nel marzo 2001 lo chiama l’Udinese per salvare la squadra e l’allenatore di Certaldo fa quello che gli è richiesto, proponendo un 3-4-1-2 o un 3-4-2-1 per valorizzare sia gli esterni a sua disposizione che la fantasia di Martin Jørgensen. Questo però non gli basta per essere confermato.
La chiamata successiva, sempre in corsa, è quella dell’Ancona in Serie B. Nelle Marche Spalletti non si lega a nessun modulo in particolare, adattando i suoi uomini agli avversari e terminando la stagione con l’ottavo posto nella serie cadetta.
Poi però per il toscano cambia tutto. Nell’estate 2002 chiama di nuovo l’Udinese e stavolta al Friuli si scrive la storia.
Nelle tre stagioni che vanno da quella 2002/03 a quella 2004/05 i bianconeri si piazzano sesti, settimi e poi addirittura quarti, centrando prima due qualificazioni alla Coppa UEFA e poi quella, storica, da assoluta sorpresa per le scommesse Italia, alla Champions League.
SPALLETTI DIVENTA GRANDE AD UDINE
Nella sua seconda esperienza a Udine Spalletti opta per la difesa a 3, alternando partite giocate con un centrocampo più folto (3-5-2) a sfide in cui i friulani scatenano di più il loro potenziale offensivo (con un 3-4-3 puro o un 3-4-2-1).
Gli elementi chiave sono ancora Jørgensen sulla trequarti, ma anche David Pizarro nel ruolo di regista, Marek Jankulovski sull’esterno sinistro e, nella stagione che porta alla Champions, due nuovi acquisti in avanti come David Di Michele (in realtà un ritorno) e, soprattutto. Antonio Di Natale, al sesto posto nel nostro campionato tra i migliori marcatori di sempre.
A ROMA NASCE IL FAMOSO MODULO 4-2-3-1
La Champions con l’Udinese però Spalletti non la giocherà, perchè nell’estate 2005 lo chiama la Roma. A Trigoria il tecnico toscano valuta la rosa a sua disposizione e capisce che da quelle parti la difesa a 3 non è proponibile.
Dunque, l’allenatore crea quella che è la sua alchimia tattica più celebre, il 4-2-3-1, una formazione che nel giro di pochi anni diventerà diffusissima in tutta Europa e che porta direttamente al “4-6-0” del Barcellona di Pep Guardiola, Leo Messi e del tiki-taka.
Già, perchè la Roma un centravanti vero non ce l’ha e Spalletti convince Francesco Totti a giocare in quel ruolo.
Con il Capitano da falso nueve, nonostante l’infortunio che rischia di costargli il Mondiale, la Roma inanella 11 vittorie consecutive nella prima stagione e poi si rende protagonista di annate importanti e vincenti.
Fanno tutta la differenza del mondo l’arrivo di Pizarro che, con De Rossi, forma una coppia travolgente a centrocampo, le esplosioni definitive di Rodrigo Taddei e Amantino Mancini sugli esterni e l'intelligenza tattica di Simone Perrotta, che nel 4-2-3-1, ha il fondamentale ruolo del trequartista “guastatore”.
L'INVENZIONE DELLA DIFESA A 3 E MEZZO
Quando nel 2010 approda allo Zenit San Pietroburgo, Spalletti porta con il suo staff il 4-2-3-1, anche se nell’esperienza in Russia il modulo viene spesso declinato in maniera diversa, diventando a volte 4-3-3 e in altre occasioni addirittura un 4-2-1-3, sulla falsariga dell’Inter del Triplete.
In Russia il tecnico vince due titoli nazionali, ma dopo l’addio nel 2014 è il momento di tornare in Italia. Lo chiama di nuovo la Roma, nel gennaio 2016, per sostituire Rudi Garcia.
Anche stavolta si trova un attaccante perfetto per legare il gioco, ovvero Edin Dzeko, ma Spalletti nella stagione 2016/17 sperimenta anche un’altra alchimia tattica, il 3-4-2-1 con difesa…a 3 e mezzo, visto che il fortissimo Antonio Rudiger all’occorrenza si sposta sulla destra, permettendo alla squadra di tornare a 4 in un istante.
A MILANO SCEGLIE UN CENTRAVANTI PURO
Quella Roma fa il record di punti, rischiando di scalfire il dominio della Juventus, ma non basta, perchè Spalletti lascia di nuovo Trigoria.
Il tecnico toscano riparte dall’Inter, dove decide di tornare al 4-2-3-1. Stavolta però niente falso nueve, perchè il centravanti interista è Mauro Icardi, il cognome che compare per le quote calcio sulle schedina marcatori di tutti!
Uno che, per dirla alla Spalletti, “ha la curiosità di vedere cosa c’è dietro la linea dei difensori”, ovvero di giocare sempre in profondità.
L’Inter dell’allenatore di Certaldo arriva due volte quarta, riscoprendo la Champions League, e anche i risultati di Icardi sono positivi, visto che l’argentino vince il titolo di capocannoniere 2017/18 con 29 centri prima di finire fuori rosa nella stagione successiva dopo il conflitto con il club.
CON IL 4-3-3 SPALLETTI VINCE LO SCUDETTO
Dopo uno stop di due anni, Spalletti torna in sella in Serie A accettando la corte del Napoli. Anche al Maradona si ritrova un centravanti molto adatto a lavorare in profondità come Victor Osimhen, ma la prima stagione, giocata con il 4-2-3-1, termina con il terzo posto.
Per cambiare tutto serve l’arrivo di Kvicha Kvaratskhelia. L’attaccante georgiano parte dall’esterno, ma è bravissimo nel convergere al centro, il che convince il tecnico a cambiare le carte in tavola e a passare a un 4-3-3 puro, che è il modulo con cui il Napoli vince il suo terzo titolo, con Kvara miglior giocatore del torneo e Osimhen capocannoniere.
IL MODULO DI GIOCO DEGLI AZZURRI
Dopo l’addio al Napoli, Spalletti si prende, in seguito alle dimissioni di Roberto Mancini, una panchina della nazionale che scotta con Azzurri più pagati che convincenti in termini di prestazioni a livello internazionale...
Nelle sue prime partite da CT, il tecnico toscano ha utilizzato il 4-3-3, ma nelle ultime prove in preparazione agli Europei 2024 ha virato sul 3-4-2-1, sia per sfruttare la propulsione di esterni di gamba e di piede come Federico Dimarco e Giovanni Di Lorenzo, sia per registrare una retroguardia che nell’ultima parte dell’era Mancini non era sembrata inscalfibile.
Con Nicolò Barella a fungere da box-to-box, Manuel Locatelli o Jorginho in cabina di regia, Bryan Cristante a fare da guastatore e Lorenzo Pellegrini e Federico Chiesa dietro un centravanti come Gianluca Scamacca, le prospettive per fare bene in Germania ci sono eccome e come testimoniano le relative scommesse EURO siamo sempre difficile da eliminare nella gara secca…
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